Nel corso dell’Assemblea svoltasi il 20 settembre scorso nella sala consiliare del Comune di Sassinoro …
Sono gli hastag lanciati dal deputato parlamentare Pasquale Maglione, recatosi ieri, 21 luglio 2018, in visita sulla montagna di Morcone per verificare da vicino quello che lamenta da mesi la cittadinanza attiva, ossia il rischio di interferenze delle palificazioni eoliche con le falde acquifere. Ad accoglierlo, tra i tanti, l’Amministrazione Comunale di Morcone, le Mamme Sannite, il Comitato civico “Rispetto e tutela del territorio”di Sassinoro, Raffaele Pengue di San Lupo, Salvatore di Fiore di Pontelandolfo e Michele Pietraroia.
Dopo un primo confronto di idee e di strategie comuni concordate, e da mettere in campo con urgenza ad ogni livello istituzionale per tutelare l’intera area dei crinali Matesini e della Valle del Tammaro, tutti insieme ci si è recati presso la Fontana Cese Bernardo. Si tratta di una sorgente naturale che nasce in terreno privato, a valle dei cantieri eolici, che è totalmente ed inspiegabilmente prosciugata da una decina di giorni.
I proprietari, infatti, hanno raccontato che,a fine giugno 2018, la portata della sorgente era normale e rapportata al periodo. L’11 di luglio, però, gli stessi proprietari, accorgendosi che la portata di un’altra fontana, la Fontana Colapaoli, che si trova nella medesima area era stranamente diminuita, sono andati a controllare la loro sorgente e, come sospettavano, l’hanno trovata prosciugata.
Ricordiamo che la fontana in questione si trova ai piedi della pala M4 i cui lavori, ripresi il 2 luglio 2018, sono stati sospesi dalla Regione Campania il 19 luglio 2018 in quanto è stata riscontrata presenza di acqua nelle palificazioni.
Eppure negli ultimi mesi la cittadinanza attiva non fa altro che denunciare la presenza di preziose risorse idriche nell’area dei cantieri eolici.
Perché rischiare di perderle per sempre, visto che nelle diverse fasi progettuali non sono state adeguatamente valutate?
CHIEDIAMO ALLE AUTORITA’ PUBBLICHE, AD OGNI LIVELLO ISTITUZIONALE, DI APPLICARE, CON CORTESE SOLLECITUDINE, IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE (art 15 Dichiarazione Conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo di Rio de Jeneiro nel 1992). Ai sensi del PRINCIPIO DI PRECAUZIONE le autorità pubbliche, pur in presenza di incertezze scientifiche, sono tenute all’adozione di misure appropriate al fine di prevenire i rischi potenziali per l’ambiente, facendo così prevalere esigenze connesse alla protezione di interessi ambientali rispetto a quelli economici.
IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE E’ SEMPRE APPLICABILE!
Lo sottolinea il Consiglio di Stato (sentenza 4227/2013) secondo il quale il principio di precauzione “fa obbligo alle Autorità competenti di adottare provvedimenti appropriati al fine di prevenire i rischi potenziali per la sanità pubblica, per la sicurezza e per l’ambiente”. L’applicazione di tale principio fa sì “che, ogni qualvolta non siano conosciuti con certezza i rischi indotti da un’attività potenzialmente pericolosa, l’azione dei pubblici poteri debba tradursi in una prevenzione anticipata rispetto al consolidamento delle conoscenze scientifiche”. I vincoli sopravvenuti di natura ambientale su una determinata area, si legge poi nella sentenza, “OBBLIGANO” la P.A. a vagliare la compatibilità con gli stessi delle AUTORIZZAZIONI GIA’ RILASCIATE (nel caso specifico, per attività estrattiva), che quindi “SONO PERMANENTEMENTE ESPOSTE ALL’ESERCIZIO DELL’AUTOTUTELA AMMINISTRATIVA LADDOVE OGGETTIVAMENTE INCOMPATIBILE”.
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