In seguito al tragico incidente avvenuto domenica scorsa sulla SS 87, che ha colpito una …
Riportiamo con immenso orgoglio il racconto di Daniela Agostinone pubblicato su “Confidenze“, un giornale caratterizzato da un tono confidenziale e un linguaggio complice, che si propone di soddisfare il piacere della lettura, caratteristica che rimane il cuore del giornale.
Stendo ad asciugare le lenzuola di lino bianco, quelle del mio letto nunziale. Com’è imprevedibile la vita, mi dico, accarezzandone il tessuto leggero: riutilizzarle dopo quattordici anni di matrimonio per uno spettacolo teatrale a scuola, come schermo per i giochi di ombre di due mimi! La storia rappresentata è quella di un libro: “Il castello di carte”, adottato per il “Progetto lettura” – iniziativa culturale e didattica – dall’Istituto comprensivo Eduardo De Filippo di Morcone e con il patrocinio dell’Università degli Studi del Molise. Il mio libro. Protagonista del testo: Matteo, un dodicenne trasferitosi da poco a Morcone, paese in provincia di Benevento; proprio come feci io, otto anni fa, insieme a mio marito e ai miei due figli, venendo qui, in un posto dove l’antichità dei luoghi fa da sfondo all’attualità.
I resti del castello, insieme ad altri luoghi suggestivi, quali “Il ponte della vedova” o “La grotta della monaca”, per molto tempo ignorati, e i cui nomi riescono già solo a parole a evocare magiche suggestioni, si rivestono oggi di nuovo interesse grazie a questo libro. Il mio sguardo, che è quello di una forestiera, si è soffermato a fotografare la bellezza di questo quadro spontaneo – che si delinea anche ora davanti al mio balcone – costituto dal grappolo di case appese al versante campano del monte Mucre e dai resti del castello, che su di esse domina; a cogliere immagini di storie passate, sulle scalinate che conducono al centro storico, con le sue stradine lastricate e abitate dal vento. La “Via dei caffè”, vecchie fontane, l’Auditorium di San Bernardino; la chiesa di Sant’Onofrio; le targhe, i portoni, e poi su su fino all’antica porta San Marco e al vecchio mulino, che ogni inverno fanno da sfondo al “Presepe nel presepe”, che richiama migliaia di visitatori e al “Premio Padre Pio”. È stato spontaneo per me amare tutto ciò e accendere su questi luoghi un riflettore, costruendo una storia pervasa dalla magia; entusiasmante, immaginare la vicenda di un dodicenne, Matteo, con il talento per il disegno, che realizza delle carte personalizzate, ispirandosi al famoso cartone Yu-gi- oh! in mezzo alle quali, misteriosamente, appaiono delle immagini raffiguranti proprio i luoghi più rappresentativi di Morcone e in grado di influenzare, coi loro arcani poteri, le azioni delle persone. Quando le carte si diffondono in classe di Matteo, finiscono nelle mani di ragazzi senza scrupoli, come Luigi e alcuni compagni, che il protagonista deve affrontare prima che le carte diventino, in mano a essi, pericolose. Il tutto, in un susseguirsi di colpi di scena e un alternarsi di sentimenti buoni e cattivi.Le lenzuola sbattono al vento, svolazzano sui ricordi: la storia, scritta allo scopo di promuovere nei ragazzi la conoscenza del loro paese, con il suo patrimonio storico e naturale e pubblicata nel febbraio del 2015, è stata veicolata dall’associazione “Adotta il tuo paese” di Morcone, la quale si adopera per promuovere la cultura, ed è stata poi introdotta a scuola per il Progetto lettura.
Il sole è già alto nel cielo, in questo mattino d’autunno. Ora che un nuovo anno scolastico è appena cominciato, torno idealmente davanti alla facciata seicentesca dell’Auditorium di San Bernardino, in cima a un percorso di scale visitate dai gatti; senza fiato per la salita, così come le altre mamme che mi affiancano, venute per partecipare all’evento coi loro figli.
Alcune le conosco, altre no; la maggior parte vive al di fuori del centro storico che si sta spopolando. Ma è qui, tra queste mura, che è impressa l’antica storia di Morcone. I paesani la danno per scontata perché è sotto i loro occhi ogni giorno e perché le città limitrofi offrono molteplici opportunità e distrazioni. Ma qui sono le loro radici, che devono crescere salde affinchè un giorno i giovani possano decidere se risiedere nel loro paese o realizzarsi altrove ma facendovi sempre riferimento, come a un luogo del cuore. Penso ad Amatrice, ad Accumuli, recentemente distrutte dal terremoto; penso alle parole dei sopravvissuti: cos’erano questi borghi se non luoghi del cuore, ai quali far ritorno d’estate con tutta la famiglia per godere delle gioie semplici? Per portarne avanti la memoria storica?
Queste riflessioni mi allacciano ai ricordi; mi riportano al vociare dei bambini al mio ingresso nell’auditorium, dove una maestra mi viene incontro, insieme alla sua classe quinta, orgogliosa di mostrarmi le tavole raffiguranti i luoghi del Castello di carte e i suoi protagonisti, realizzate a pastello o ad acquerelli. Scopro che queste riproduzioni sono esposte un po’ dappertutto, corredate da ricerche sul territorio intraprese dagli alunni e che le ricerche sono estese anche ai paesi circostanti che il plesso scolastico comprende, Santa Croce e Sassinoro, la cui storia gli alunni mi illustrano ora con senso di appartenenza. L’input è lo stesso che ha motivato i bambini intervenuti al laboratorio didattico a Campobasso, nella ideazione di carte personalizzate raffiguranti i luoghi simbolo della loro città.
Prendo posto nelle prime file e poco dopo il vociare cede il posto a una musica medioevale e il piccolo palcoscenico si popola di personaggi d’altri tempi: i ragazzi della prima media rappresentano il momento storico in cui la regina Margherita di Durazzo – fuggita da Napoli e rifugiatasi a Morcone nel 1380 – bollò le Antique Assise. Queste erano un insieme di leggi scritte che regolavano i diritti e doveri dei cittadini e limitavano i soprusi dei feudatari. Tutto avvenne nelle stanze di quel castello a cui oggi questi alunni guardano con la consapevolezza di tutto il suo valore.
Ma anche questo Auditorium ha una sua storia: ogni anno, il venti maggio, l’allestimento di alcuni falò, ricorda l’incendio che lo devastò nel 1917quando era ancora una chiesa dedicata a San Bernardino, patrono di Morcone. Quest’anno, in seguito alla lettura del libro, i falò hanno richiamato anche abitanti dei paesi circostanti.
Recentemente l’Auditorium ha ospitato l’iniziativa “Borghi della lettura”, ideata da Roberto Colella, giornalista molisano e Davide Vitiello, allo scopo di promuovere un turismo tematico che valorizzi il patrimonio culturale. Ma questa è un’altra storia, è un’altra scintilla. Così come tante sono le scintille – fatte di parole scritte, rappresentazioni e itinerari – che stanno illuminando la nostra Morcone, affinchè l’oscurità non scenda mai sul borgo antico. Uno spunto per promuovere, più in generale, quel senso di appartenenza e di continuità che oggi manca alle nuove generazioni.
Daniela Agostinone
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