Eolico, i lavori riportano alla luce altre tombe a Pontelandolfo?

Nella Nostra Terra, da diversi giorni, si vocifera che gli scavi effettuati per il passaggio dei cavidotti eolici in località Ponte Sorgenza a Pontelandolfo, abbiano fatto riemergere tre tombe di epoca romana e oggetti vari. Evidentemente, l’ampiezza e la ricchezza del sito va ben oltre i limiti conosciuti e ipotizzabili fin a questo momento.

Ricordiamo che l’area, notoriamente di interesse archeologico, era stata già interessata, a fine agosto 2018, dal ritrovamento di alcune tombe antiche. Fatto che aveva comportato il bloccco dei lavori, superato con una variante di progetto, approvata dalla la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le province di Benevento e Caserta.

La cittadinanza attiva, all’epoca dei fatti, apprese la notizia dal decreto dirigenziale n. 140 del 12/11/18 (BURC n. 85 del 19/11/18), dopo aver cercato di porre la giusta attenzione sull’intera area archeologica, in funzione di una sua tutela.

In questi giorni, tuttavia, ci viene riferito che continuano a riemergere reperti archeologici dagli scavi dei cavidotti. Né gli enti preposti alla tutela del patrimonio archeologico, né la stampa danno pubblicità ai ritrovamenti. Quest’ultima sarebbe unica garanzia di corretto approccio al bene culturale, elemento per sua natura di rilevanza pubblica. Nel frattempo, i lavori dei cantieri eolici proseguono indisturbati.

Molto rumore per nulla, si direbbe, visto che se in tutto il resto d’Italia e del Mondo intero simili ritrovamenti fanno scalpore, nella Nostra Terra sembrerebbero fatti del tutto trascurabili o inconsistenti. Anzi, pare che si stia assistendo ad una vera e propria “estumulazione”, come avviene normalmente nei cimiteri, non considerando che nel caso di rinvenimento di un reperto archeologico che faccia ritenere probabile la presenza di altri reperti su fondi limitrofi, si debbano sospendere le attività di cantiere presenti in tale zona al fine di tutelare i beni storici. (Cassazione civile, sez.I, sentenza 17/02/14, n. 3670).

Dunque, l’assenza di notizie ufficiali in merito ai ritrovamenti di Ponte Sorgenza ci porta a chiedere agli Enti pubblici interessati a vario titolo, di:
1- verificare il rispetto delle prescrizioni archeologiche date al momento dell’autorizzazione unica.
2- verificare il rispetto delle nuove prescrizioni date in seguito alla variante data nell’estate 2018, per l’area di Ponte Sorgenza.
3- verificare se e in che forme, viene attuata l’azione di “sorveglianza” archeologica.
4- ottenere le relazioni di documentazione eseguite in fase di sorveglianza archeologica.
5- richiedere quali tipi di reperti e di stratigrafie emergono a seguito dei lavori
6- chiedere se le evidenze archeologiche vengono esportate a seguito di ispezione dell’organo di tutela (Soprintendenza/Ministero)
7- chiedere dove vengono conservati i reperti rinvenuti. Se in luogo diverso dai depositi del Ministero/Soprintendenza, conoscere le motivazioni di tali collocazioni.
8- chiedere se vi è stata ispezione scientifica sul sito a seguito del continuo emergere di nuove evidenze.
9- chiedere di verificare se i nuovi lavori rispondono ai criteri dettati dalle nuove prescrizioni previste dalla variante.
10- chiedere se vi è stata azione di verifica diretta da parte del MIBACT/Soprintendenza.
11- trattandosi della presenza di necropoli, verificare se sono stati effettuati tutti gli accertamenti necessari per capire la reale estensione dell’area di sepoltura e della sua datazione
12- chiedere se vi sono resti osteologici umani se si è attuato un intervenuto di antropologi fisici
13- chiedere se sono stati adottati tutti gli interventi utili alla conservazione dei reperti asportati e se sono stati collocati in ambiente idoneo.
14- chiedere se vi sono state demolizioni di strutture e stratigrafie di valore archeologico.
15- qualora vi siano state demolizioni, chiedere chi ha concesso autorizzazione e a seguito di quale richiesta.
16- chiedere quali sono i provvedimenti adottati sul cantiere per il corretto recupero dei reperti e quali sono stati i tempi concessi al recupero.
17- chiedere quali enti sono stati informati dei ritrovamenti.
18- chiedere documentazione scientifica completa delle operazioni di identificazione, asportazione e immagazzinamento dei reperti, al fine di salvaguardare i contesti storico-archeologici dell’area.

Il Patrimonio archeologico è bene collettivo pubblico, parte integrante ed elemento costituente della nostra storia e della nostra identità nazionale, NON E’ UNA RISORSA RINNOVABILE (né ricostruibile!). Il suo valore risiede non solo in ciascun reperto, ma soprattutto nel suo “contesto di ritrovamento”. Ed è proprio il contesto che determina il suo valore storico e conservativo.
Se siti archeologici come quello della località di Ponte Sorgenza vengono distrutti, le informazioni che contengono vanno perdute PER SEMPRE!

 

 

 

 

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