“Carta canta e catarina sona”, questa la replica inviataci dal Presidente dell’Associazione Mani Tese Morcone, …
Il messaggio lanciato dai due geologi intervenuti alla conferenza stampa, tenutasi ieri sera a Morcone, è stato chiaro: bisogna tenere alta l’attenzione sull’acqua che sgorga dalle sorgenti della Montagna di Morcone, bene comune di vitale importanza da tutelare e preservare da parte di tutte le comunità locali dell’Alto Tammaro!
Questo lo hanno ben recepito le numerose persone, associazioni, comitati civici, giornalisti ed autorità intervenute che, con attenzione hanno ascoltato quello che è venuto fuori dai numerosi sopralluoghi con indagini effettuate dai geologi su una vasta area della Montagna, tra Morcone e Pontelandolfo, notoriamente carsica e ricca di sorgenti di acqua potabile.
Lo studio presentato in conferenza dalla Progeotec sas è stato commissionato diversi mesi fa da un gruppo di cittadini di Morcone, perché preoccupati che enti importanti, come l’ATO (Ambito Territoriale Ottimale) Calore Irpino 1 ed altri enti preposti alla tutela delle acque, quali l’Alto Calore Servizi e il Consorzio Acquedotto Fragneto Monforte –Fragneto L’Abate, non sono stati proprio convocati alle svariate conferenze di servizi dalle quali sono scaturite le autorizzazioni ad installare gli impianti eolici sulla montagna di Morcone (n. 19+ 5 pale dell’impianto di Pontelandolfo).
Preoccupazioni culminate in una vera e propria denuncia presentata a tutti gli Enti, inclusa la Procura di Benevento, quando, l’estate scorsa, alcuni allevatori, in presidio permanente antieolico, hanno visto trivellare troppo vicino a fontane e sorgenti utilizzate per consumo umano.
I geologi, dunque, hanno avuto l’arduo compito, per il poco tempo a disposizione e a valle di un procedimento autorizzativo concluso, di verificare le interferenze dell’impianto eolico di Morcone con le falde acquifere sotterranee.
Come hanno evidenziato durante le conferenze di servizi sembra che gli enti già menzionati, abbiano valutato solamente le relazioni prodotte dalla Dotto srl e non gli studi e le pianificazioni di tutela delle falde acquifere redatti dagli stessi enti dal 2000 ad oggi: Autorità di Bacino Liri-Garigliano-Volturno- Distretto idrografico dell’Appennino Meridionale, ATO (Ambito Territoriale Ottimale) Calore Irpino 1, Alto Calore Servizi.
Dallo studio eseguito e dalla documentazione tecnico-scientifica prodotta da centri di ricerca ed università, ne è scaturita una corposa relazione, già portata all’attenzione della Procura di Benevento, a causa delle importanti implicazioni riscontrate nel costruendo impianto di carattere idrogeologico- geomorfologico-geotecnico.
I geologi, infatti, hanno dichiarato che “ Esiste una quasi totale divergenza tra il progetto definitivo e il progetto esecutivo e che sicuramente c’è interferenza tra le opere dell’impianto eolico e le falde acquifere, come è ben evidenziato soprattutto in località Ripa Malaportelle alla c/da Fasana di Morcone dove la pala MR13 è ubicata in prossimità di una dolina e a meno di 200 metri da una risorgiva d’acqua per affioramento della piezometrica.
Tutta l’area dove insisterà l’impianto eolico è, in effetti, una zona carsica che non è stata adeguatamente valutata nelle diverse fasi progettuali”.Inoltre – rilevano i geologi – che dall’ampia documentazione si evince il totale disinteresse dei sindaci presenti in sala che nelle conferenze di servizi non hanno presentato alcuna osservazione tecnica a tutela dei propri territori.”
Allora ci si chiede: perchè ostinarsi a costruire impianti cosi’ impattanti sopra le nostre falde acquifere, nonostante gli studi che gli stessi enti hanno realizzato a tutela della risorsa idrica?
Il dibattito che ha concluso la conferenza stampa non ci ha aiutato a trovare la risposta a questo quesito di così vitale importanza per la comunità morconese e di quelle limitrofe che si approvvigionano dalle sorgenti della Montagna di Morcone.
Allo stesso tempo, però, è stato evidente il malcontento di intere comunità ritrovatesi, ancora una volta, ad unirsi in una lotta comune per evitare che i territori dell’estremo Sannio continuino ad essere oggetto di speculazione di ogni sorta, grazie anche a scelte amministrative scellerate che si traducono, quasi sempre, in veri e propri disastri ambientali.
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